Lo scompenso cardiaco congestizio rappresenta una delle maggiori cause di mortalità e morbidità nel mondo occidentale e non solo con numeri che diventano sempre più allarmanti. Allo stesso tempo, i pazienti ospedalizzati per insufficienza cardiaca presentano sovente un quadro di sovrapposta malattia renale (acuta ovvero cronica) che contribuisce ad aggravarne la prognosi.

La sindrome cardiorenale, termine clinico ormai universalmente riconosciuto e legittimato, riassume la coesistenza di un evidente link fisiopatologico tra la patologia cardiovascolare e quella, per l’appunto, renale.

Quello che non è sempre facile è la gestione, soprattutto farmacologica, dei pazienti affetti da scompenso cardiaco ma che, al contempo, presentano un qualche quadro di coinvolgimento renale.

Altrettanto importante, inoltre, è un’accurata valutazione del bilancio dei fluidi intra ed extracorporei proprio allo scopo di non commettere errori di sotto ovvero sopravalutazione dello stato clinico dei pazienti. Il corso in oggetto parte proprio dal come valutare correttamente il bilancio idro–elettrolitico e lo stato di congestione dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca per poi entrare più nel dettaglio delle nuove terapie farmacologiche non dimenticando quanto conosciuto da tempo.

Ecco, quindi, che si partirà dal ruolo dei farmaci inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone per poi affrontare il capitolo dedicato agli inibitori della neprilisina, due caposaldi della terapia farmacologica in questa popolazione di pazienti.

Nella seconda parte del corso, invece, si andranno ad approfondire le nuove opportunità terapeutiche dal punto di vista farmacologico (inibitori del co- trasportatore sodi/glucosio di tipo 2 e stimolatori della guanilato ciclasi ciclica) e non (ruolo dell’ultrafiltrazione e delle tecniche sostitutive della funzione renale e della Cardiac Contractility Modulation) allo scopo di fornire spunti per una corretta e funzionale pratica clinica quotidiana.