RESPONSABILE SCIENTIFICO
Daniele Perotta – Rho (Milano)
FACULTY
Luca Cravello – Rho (Milano)
Severino Facchi – Rho (Milano)
Valentina Gessa – Rho (Milano)
Eleonora Martini – Rho (Milano)
Daniele Perotta – Rho (Milano)
Luigi Ferini Strambi – Milano
Niccolò Vito Viti – Rho (Milano)
RESPONSABILE SCIENTIFICO
Daniele Perotta – Rho (Milano)
FACULTY
Luca Cravello – Rho (Milano)
Severino Facchi – Rho (Milano)
Valentina Gessa – Rho (Milano)
Eleonora Martini – Rho (Milano)
Daniele Perotta – Rho (Milano)
Luigi Ferini Strambi – Milano
Niccolò Vito Viti – Rho (Milano)
Nel contesto odierno in cui si è conclusa una lenta normalizzazione post-pandemia si sta anche completando a livello regionale il recepimento con i PDTAR/PIANI REGIONALI del PIANO NAZIONALE DEMENZE (pubblicato in gazzetta ufficiale nel novembre 2014).
Esso nella sua introduzione ci ricorda che: “La demenza è una malattia cronico-degenerativa, la cui storia naturale è caratterizzata dalla progressione più o meno rapida dei deficit cognitivi, dei disturbi del comportamento e del danno funzionale con perdita dell’autonomia e dell’autosufficienza con vario grado di disabilità e conseguente dipendenza dagli altri, fino alla immobilizzazione a letto. E’ necessario pervenire il più rapidamente possibile ad una diagnosi precisa che permetta interventi farmacologici e/o psicosociali volti a contenere la progressione della malattia in relazione allo stadio, al grado di disabilità e alla comorbilità; è altrettanto necessario ed irrinunciabile gestire tutti i problemi che si presentano nel percorso dei vari stadi della malattia”.
Queste frasi ci ricordano quanto sia importante intervenire nelle fasi lievi e prodromiche di malattia per garantire le migliori cure possibili anche nell’ottica di definire e strutturare in maniera ottimale la presa in carico delle fasi successive.
Nel lieve declino cognitivo per rallentare la progressione verso la demenza, migliorare i sintomi e il benessere del paziente sono fondamentali: sili di vita adeguati, utilizzo di interventi farmacologici e non farmacologici per trattare i disturbi cognitivi e comportamentali, utilizzo appropriato di medical food e nutraceutici.
Non va sottovalutata anche l’importanza di un ritmo sonno-veglia regolare e di un sonno riposato.
Una delle cause principali dei disturbi del sonno nell’invecchiamento è la modificazione della produzione endogena di melatonina durante la notte sia in senso qualitativo che quantitativo. E’ per tale motivo che l’assunzione di melatonina in monoterapia, e anche in associazione ad altri farmaci, può migliorare i disturbi del sonno nel soggetto anziano. Anche la scelta del tipo di melatonina ha la sua importanza perché la melatonina prolonged-release a differenza della melatonina immediate-relaese mima la normale secrezione fisiologica di melatonina e copre l’estensione oraria di un sonno normale.
Prioritaria, comunque, è la diagnosi del tipo disturbo del sonno per definire la corretta strategia terapeutica che deve comprendere, come indicano le linee guida, interventi sia non farmacologici (cambiamenti dello stile di vita, CBT) e farmacologici se necessari.
Una volta definito il disturbo del sonno e identificati eventualmente quei disturbi che devono avere un trattamento specifico (es. RBD o sd apneee notturne o sd delle gambe senza riposo) è certamente indicato utilizzare la melatonina prolonged relaese come prima strategia terapeutica o in associazione ad altri farmaci.
L’utilizzo di melatonina prolonged relaese oltre ad essere un trattamento efficace ci può portare in molti casi ad evitare l’uso di benzodiazepine di cui si conoscono i gravi effetti collaterali soprattutto nei pazienti anziani oltre ai dannosi effetti secondari (tolleranza, dipendenza, addition … ); è anche importante ricordare che il dosaggio terapeutico può essere esteso fino ad un max di 10 mg, come evidenziato in alcuni studi, ottenendo l’efficacia che a dosaggi inferiori non era stata ottenuta senza aumentare l’incidenza di possibili effetti collaterali.
In conclusione, ispirandosi ai principi del PIANO NAZIONALE DEMENZA e alle considerazioni sopracitate in merito al declino cognitivo lieve, per una ottimale presa in carico dei pazienti ambulatoriali è molto importante raggiungere i seguenti obiettivi:
1. nella fase diagnostica l’approccio sindromico che rende possibile definire i bisogni del paziente e delle famiglie al fine di proporre i migliori interventi possibili. Contemporaneamente grande deve rimanere lo sforzo della ricerca per giungere ad una corretta diagnosi ezio-patogenetica, questo per comprendere le cause e la complessità della malattia anche al fine di un corretto utilizzo delle terapie attuali e sperimentali sia farmacologiche che non farmacologiche
2. porre l’individuo, la sua consapevolezza, la sua integrazione e suoi bisogni esistenziali al centro del nostro agire.
3. proporre il modello di presa in carico globale tenendo presente: la fragilità globale del paziente anziano; la necessità di un progetto che integri l’inclusione sociale e la lotta allo stigma; la proposta di attività non farmacologiche qualificate che, tenendo conto delle abilità residue, siano strumenti per conservare e valorizzare le funzioni cognitive, migliorare il benessere, dar voce alla creatività delle persone affette da demenza e essere alla base di un nuovo modello inclusione sociale
4. utilizzare i trattamenti a disposizione, in attesa dei farmaci disease modifying, particolarmente nelle fasi iniziali/prodromiche di malattia quali: stile di vita, farmaci specifici, medical food, nutraceutici ed interventi non farmacologici.
5. intervenire nella cura e gestione sia farmacologica che non farmacologica dei disturbi del comportamento e ei disturbi del sonno coinvolgendo e sostenendo anche il familiare curante.
14:00 – 14:30 |
Apertura della segreteria: arrivo e registrazione dei partecipanti |
14:30 – 14:45 |
Presentazione del corso e obiettivi formativi – D. Perotta |
14:45 – 15:15 |
La diagnosi clinica di disturbo cognitivo lieve e demenza in fase inziale a genesi degenerativa, vascolare o mista – L. Cravello |
15:15 – 15:45 |
La diagnosi Tempestiva e la sua comunicazione. Un processo indispensabile per garantire cure, benessere e diritti – E. Martini |
15:45 – 16:15 |
Anamnesi neuropsicologica e test di screening: strumenti per il MMG per formulare un sospetto diagnostico – V. Gessa |
16:15 – 16:30 |
Coffee break |
16:30 – 17:10 |
I disturbi del comportamento nel declino cognitivo lieve e nella demenza in fase inziale: definizione, terapie farmacologiche e non farmacologiche – D. Perotta |
17:10 – 17:50 |
Disturbi del sonno nell’invecchiamento “fisiologico” e nel disturbo cognitivo lieve: diagnosi e trattamento – L. F. Strambi |
17:50 – 18:30 |
La prevenzione, la diagnosi tempestiva, il trattamento e la presa in carico: Il ruolo del MMG nel declino cognitivo lieve e nella demenza in fase inziale – S. Facchi |
18:30 – 19:00 |
Confronto tra Faculty e Discenti |
19:00 – 19:10 |
Chiusura della prima giornata – D. Perotta |
09:00 – 09:15 |
Apertura dei lavori della seconda giornata – D. Perotta |
09:15 – 10:15 |
Prevenzione e trattamento del declino cognitivo lieve – N. Viti, D. Perotta |
10:15 – 11:15 |
Analisi e commento di nr. 2 casi clinici in modalità interattiva – N. Viti, L. Cravello |
11:15 – 11:30 |
Coffee break |
11:30 – 12:00 |
Analisi e commento di nr. 1 caso clinico in modalità interattiva – D. Perotta |
12:00 – 12:30 |
Discussione interattiva: esperienze cliniche a confronto – D. Perotta |
12:30 – 12:40 |
Take-home messages – D. Perotta |
12:40 – 12:50 |
Compilazione questionario ECM – D. Perotta |
12:50 – 13:00 |
Conclusioni e chiusura del corso |